martedì 15 marzo 2011

identikit dell'assassino di Yara




Basso di statura.









Estremamente basso, arriva a stento a bordo del marciapiede, per quanti sforzi abbia fatto per elevarsi, è costretto a camminare raso terra senza mai riuscire ad attirare le attenzioni di alcuno e senza mai avere la possibilità di guardare in faccia la corolla di un fiore. Ignora la pienezza della bellezza, di cui può godere solo in parte poichè non se ne sente parte. La bellezza anzi, lo fa incazzare tremendamente, perchè sfugge al suo sguardo basso. Lo stesso dicasi dei profumi.




Vive mediocramente cercando di scansare le suole della gente che cammina per strada, lo sfiora di continuo e spesso lo calpesta senza vederlo.




Ha un'età che si aggira tra i 4 e i 5 anni e mezzo. Da sempre. Dal momento in cui una madre mai tenera e un po' tiranna lo rimprovera con disprezzo, e quella freddezza, quella distanza, gli impediscono di chiedere scusa, impedendogli di urlare "non sono stato io", impedendogli qualsiasi movimento della testa, che resta bassa e, ostinatamente ripete dentro di sè, a labbra strette: non sono stato io.




A testimonianza di questa brusca fermata della crescita, e a dispetto del tempo che passa, neanche le mani sono più cresciute da quel momento. Sono rimaste piccole mani con piccole dita un po' tozze ma che non gli impediscono una grande abilità nelle mansioni manuali, dita buone ad infilarsi tra i transistors: di professione fa il tecnico, l'idraulico, l'elettricista, conosce bene la tecnologia, si muove con astuzia tra fili, cavi e programmi hi-fi.




E per un qualche motivo che non si conosce ancora nel dettaglio, si muove bene all'interno della palestra. Ha già adocchiato la ragazza, anzi lei colpita dalla sua aria timida e impacciata a volte passando gli ha accennato un sorriso.



Lui c'è abituato.



La sua aria docile e senza pretese, le sue maniere gentili, quelle che sua madre gli ha bene insegnato a colpi di gelide occhiate e punizioni temibili, suscitano sempre gentilezza e commiserazione. Lui sembra gradire, i suoi modi sommessi sono sottomessi agli altrui desideri. Solo dietro gli occhi, nel profondo dei suoi pensieri c'è ancora il bambino caparbio che testardamente insiste: non sono stato io, non sono stato io.




Adesso i pensieri sono mutati, con la stessa cadenza, i pensieri sono diventati: ve la faccio vedere io.






Quella sera ha parcheggiato il suo furgoncino dietro la palestra, quando la vede arrivare nel corridoio fa finta di armeggiare col suo telefonino, impreca, ma l'imprecazione invece di essere dura e volgare ha un'aria goffa e indecisa. La fa ridere quell'uomo così modesto da non poter mai al mondo rappresentare un pericolo, quell'uomo verso il quale viene quasi spontaneo un istinto di protezione. Le viene spontaneo un: quando servono questi aggeggi non funzionano mai!




Si avvicina e nel passargli accanto lui ha un'altro sbuffo, quasi parlando con se stesso vegheggia di un'appuntamento che non può mancare ma che deve rinviare di un po', il cliente non l'aspetterà, chissà...la solita sfortuna, la solita jella.




Lei, da ragazza garbata e di buone maniere e non solo guardinga e diffidente si offre di farlo chiamare con il suo, anzi, ha già tolto la sua scheda telefonica per permettergli di inserire quella dello sfortunato ometto con la faccia liscia liscia da bambino.




Lui ringrazia, stupefatto si finge, dentro ridacchia felice, finge una chiamata che non da esito...esita lui...ho un'altro numero nell'agenda, dentro al furgone...non le dispiace?




-Ma no, si figuri...




Quando si può fare un piacere: così l'hanno educata in casa. Così si avviano verso il furgono bianco. Lui si guarda attorno e attorno non c'è quasi nessuno. Raggiungono il furgone parcheggiato più avanti, lui apre le portiere sul retro alla ricerca dell'agenda ma quando ritrae il braccio, la mano stringe una chiave inglese con la quale tramortisce la ragazza e la spinge nel furgone. Chiude, sale, mette in moto. Non la violenta perchè è impotente, non può. E' impotente anche nell'infliggerle coltellate che non sono mortali, perchè senza forza nonostante la rabbia che si è trasformata in pianto e null'altro. La soffoca con uno straccio, la tiene nel furgone per giorni, la copre con un telo per non doverla guardare.




Quando si decide ad abbandonarla nel campo dove verrà ritrovata si tiene il cellulare per ricordo.